I noduli della tiroide sono presenti nel 50% delle persone sopra i 50 anni. Ma sono quasi sempre innocui.
Il riscontro di noduli della tiroide rappresenta un’evenienza che negli ultimi anni è diventata sempre più frequente. Ma non c’è un reale aumento del fenomeno, si tratta solo di un’impennata delle diagnosi, dovuta alla sempre maggiore diffusione degli esami ecografici della regione cervicale o del doppler, un esame che, magari eseguito per altre ragioni, svela spesso l’esistenza di noduli alla tiroide in persone che non sospettavano di esserne portatori. La buona notizia è che, sebbene si stimi che quasi una persona ogni due sopra i 50 anni presenti un nodulo alla tiroide, nel 96% dei casi in Italia questi sono innocui. Solo il 3-4% è un tumore maligno”. La prevalenza dei noduli tiroidei aumenta con l’avanzare dell’età. Sono più frequenti nel sesso femminile, nelle aree a carenza di iodio e nei soggetti sottoposti a terapia radiante sul collo. I noduli della ghiandola tiroide spesso non si manifestano con veri e propri sintomi, anche se la pressione dei noduli contro le pareti del collo può suggerire la presenza di una protuberanza nella gola, provocando fastidio all’atto della deglutizione, raucedine o tosse. Un nodulo può produrre ormone tiroideo in eccesso (nodulo iperattivo) e i sintomi dell’ipertiroidismo (tachicardia, perdita di peso, nervosismo, diarrea, brividi). In altri casi i noduli possono prodursi nella ghiandola tiroidea anche quando è meno attiva del normale: si parla in questo caso di ipotiroidismo, con sintomi quali diminuzione della frequenza cardiaca, aumento di peso, stiti- chezza, depressione e stanchezza. Di fronte alla scoperta di un nodulo alla tiroide è opportuno stabilirne: – la natura della neoformazione – la funzionalità globale della tiroide – la valutazione volumetrica legata all’accertamento delle potenzialità evolutive compressive del nodulo. Esiste consenso unanime sul fatto che la valutazione di un paziente con riscontro casuale di uno o più noduli tiroidei debba iniziare con il dosaggio del TSH (ormone tireostimolamte) e delle frazioni libere degli ormoni tiroidei (fT3-fT4). Il dosaggio degli anticorpi anti-tireoperossidasi e degli anticorpi anti-tireoglobulina é considerato dalla maggior parte degli endocrinologi come un esame rilevante nel confermare un sospetto di tiroidite autoimmune. Il dosaggio sierico routinario della calcitonina sarebbe indicato solo nei pazienti con età superiore ai 50 anni o nel sospetto di un carcinoma midollare della ghiandola tiroide. Uguale importanza riveste naturalmente lo studio ecografico della ghiandola tiroide. L’ecografia permette di evidenziare lesioni nodulari non rilevabili alla semplice palpazione del collo, permette la stima delle dimensioni dei singoli noduli e del- la ghiandola in toto e permette di distinguere le lesioni solide da quelle cistiche. Inoltre grazie ai moderni supporti tecnologici è in grado non solo di dare informazioni di carattere morfologico, ma anche di interagire con i dati di laboratorio nel confermare e talora suggerire mediante l’ecocolor-power-doppler la natura benigna o maligna della lesione. L’ecografia appare, infine, metodica essenziale non solo nell’identificare ed interpretare la natura delle lesioni focali (i noduli) ma anche nel guidare le procedure di definizione della natura dei casi dubbi (l’agoaspirato) aiutando il corretto puntamento dei noduli ed il prelievo di materiale tiroideo per la successiva analisi cito-istologica.
Che cos’è l’agoaspirato. La biopsia con ago sottile dei noduli tiroidei è uno strumento diagnostico di estrema importanza. Rappresenta un esame indolore, generalmente privo di complicanze, relativamente economico e di facile esecuzione. Praticato da mani esperte ha una accuratezza diagnostica con valori di specificità e sensibilità pari al 95%. L’esame citologico da agobiopsia tiroidea ha permesso di ridurre notevolmente il numero di interventi chirurgici alla tiroide, permettendo la identificazione di patologie nodulari benigne non bisognevoli di trattamento chirurgico.