Tra la fine del 2023 e il 2024 abbiamo riscontrato noi Specialisti Otorino un aumento di infezioni da Streptococco tra i bambini. In alcuni casi le infezioni si ripetevano anche a breve distanza l’una dall’altra.
Le cause dell’incremento dei casi sarebbero collegate con la fine delle misure contenitive utilizzate per arginare la diffusione del Covid-19.
L’uso della mascherina, il lavaggio frequente delle mani, il distanziamento tra le persone hanno infatti protetto dal virus Sars-CoV-2 e anche da altre infezioni, come appunto quella dovuta allo Streptococco.
I pazienti più colpiti da questa ultima “ondata” di contagi sono i piccoli pazienti tra i 3 e i 6 anni, probabilmente perché i bambini di questa età avevano precedentemente avuto un limitatissimo contatto con virus e batteri a causa delle restrizioni attuate durante la pandemia e la non frequentazione di nidi o scuole materne.
I sintomi dello streptococco nei bambini sono assai simili a quelli delle faringiti e delle faringotonsilliti di origine virale, che però sono spesso accompagnate da raffreddore, raucedine o congiuntivite. La presenza di placche in gola non è segnale sicuro di streptococco, dato che anche alcune faringotonsilliti di origine virale possono provocare questo sintomo. Nemmeno il medico più esperto può quindi diagnosticare con certezza una infezione da streptococco: prima di procedere con una cura antibiotica è quindi necessario sottoporre il paziente a un tampone tonsillare meglio se praticato in un laboratorio di analisi.
Nei casi di positività al tampone tonsillare bisognerebbe però considerare anche una percentuale di bimbi (dal 10 al 25%) che, pur risultando positivi al tampone, non sviluppano i sintomi dell’infezione.
Questi bambini sono portatori sani dello Streptococco (condizione che può perdurare settimane o mesi) e hanno scarsa contagiosità e un rischio minimo di complicanze. Per loro non è consigliata la terapia antibiotica.
Nei casi di malattia conclamata da Streptococco beta emolitico sarebbe utile intraprendere quanto prima una terapia antibiotica mirata . Le linee guida italiane suggeriscono l’utilizzo dell’amoxicillina eventualmente associata all’acido clavulanico